AUTORE: Tahar Ben Jelloun
TITOLO:
Il razzismo spiegato a mia figliaEDITORE:
Passaggi BompianiALUNNO/A: Elettra Ballerini
CLASSE: 3°
SEZIONE: A
SCUOLA: media statale annessa al conservatorio G.B.Martini
COMUNE: Bologna
E-MAIL: mediacon@iperbole.bologna.it
DATA: 24/03/00
Questo libro non è un racconto ma è un testo che aiuta a riflettere sul problema del razzismo. L’autore spiega sotto forma di domanda e risposta a sua figlia Meriem il razzismo. Siamo a Parigi. Il 22 febbraio del 1997 lo scrittore e Meriem si recarono a una manifestazione contro la legge di Debré, che non autorizzava il soggiorno degli stranieri in Francia. In questo contesto la bambina chiese molte spiegazioni sul perchè della manifestazione arrivando a parlare del razzismo e del razzista. Infatti l’autore disegna piò volte un possibile profilo del razzista, come una persona "malata", senza umorismo e con un’indole cattiva e guerrigliera. Le domande di Meriem sono formulate in modo conciso, con un linguaggio semplice, da bambini. La ragazzina chiede spesso il perchè di alcuni concetti e di alcune parole a lei sconosciute. Il padre le risponde usando termini spesso difficili ed aldulti. Inoltre, per rispondere alle domande, l’autore utilizza periodi lunghi e a volte dispersivi, mettendo insieme più concetti. Comunque, l’elemento principale del linguaggio usato nel testo, è che per chiarire i dubbi della figlia, Tahar Ben Jelloun fa esempi semplici e simpatici.
Non avevo mai letto un libro di Tahar Ben Jelloun, natio del Marocco, perchè non ne avevo mai sentito parlare. Dopo questa lettura, però, ho scoperto un nuovo stile interessante e trasgressivo: infatti è preso in considerazione una problematica difficile e poco conosciuta dai ragazzi. Il razzismo può anche essere fonte di discordie provocando la rottura di rapporti che altrimenti potrebbero essere amichevoli.
Io personalmente ho apprezzato soprattutto l’appendice in fondo al libro. Essa raccoglie varie testimonianze di bambini e adolescenti che hanno avuto esperienze poco piacevoli con ragazzi razzisti o che sono stati vittime di aggressioni.
Numerose anche le testimonianze riguardanti professori e genitori che hanno trovato punti di disaccordo su espressioni usate dallo scrittore che condannava con troppa durezza il razzismo.