Autore: R. L. Stine – Americano, vive a New York
Titolo: Gli orrori di Shock Street (Piccoli Brividi)
Editore: Mondadori
Luogo e data d’edizione: 1997 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano – 1999 Ristampa
Numero di pagine: 144
Prezzo: £ 7.900
Scuola: S.M.S. “Carlo Santagata”
Alunno: Gabriele De Luca
Classe: 2 I
Data: 25/03/2000
Questo libro è indirizzato agli adolescenti ed è un genere horror. Il racconto è ambientato negli anni ’90; I protagonisti sono due ragazzi: Erin e Marty dell’età di 12 e 13 anni molto amanti di una popolare serie cinematografica: Gli orrori di Shock Street. Dopo aver visto in anteprima il nuovissimo film della serie, “Le inquietanti presenze di Shock Street VI” vanno dal padre di Erin che è anche autore di tutta la serie, e inventore di una nuova attrazione: lo Shock Street Studio Tour. Questa nuova attrazione propone una visita agli Studios di Hollywood. Il padre propone ai due ragazzi di visitarla, ed Erin e Marty non se lo lasciano chiedere due volte.
Prima del tour ai due giovani visitatori, vengono consegnate delle Pistole laser paralizzanti da utilizzare in caso i mostri si avvicinino troppo, queste però sembrano di plastica e secondo Marty non sortiranno alcun effetto, tuttavia il padre gli dice che molto probabilmente ne avranno bisogno ed i ragazzi le prendono.
Da questo momento in poi inizia il Tour agli Studios…
Incontri
ravvicinati con mantidi religiose,
vermi, ragni e gli stessi protagonisti dei
film tra cui Lo Scimmione Mortifero,
L’ uomo Selvatico Velenoso, Sue la dolce, L’ incredibile anfibio e Mannario e Mannaria per finire con Shock’O.
Apparentemente un messaggio preciso non c’è visto che Stine scrive solo per divertire ed “impaurire” le persone. Infatti, la storia è basata sulla paura che due ragazzi provano nell’incontrare i loro divi.
Lo stile di Stine è sempre molto cupo ed è centrato sull’ansia e sulla suspense tipiche dei libri horror.Secondo me, Stine esalta il sentimento della paura, perché l’uomo moderno comunque prova delle paure inconsce, da cui cerca di liberarsi, esorcizzandole
Purtroppo l’unico disegno del libro è la copertina che è bellissima.
Sicuramente la parte più interessante è il finale, che dopo una serie di fasi concitate ci rilassa perché… questo sta a voi scoprirlo.
L’unica “stranezza” della tecnica narrativa è proprio il modo in cui parla l’autore e cioè in prima persona come se lui fosse Erin tranne che nel finale dove riprende a parlare secondo il suo punto di vista e cioè in terza persona.
Se dovessi dare un voto da uno a 10 darei al racconto un sette perché sarà anche un libro appassionante ma è rivolto verso un pubblico giovanile. Mai e poi mai, consiglieri questo libro ad un ragazzo più grande di me di qualche anno, perché predomina il fantastico e non c’è nessun aggancio con la realtà quotidiana.