Padre padrone
progetto lettura (lettura)
Sat, 20 Apr 96 17:27 GMT+0100
AUTORE: Ledda Gavino
TITOLO: Padre padrone
EDITORE: Loescher
ALUNNO/A: Melloni Sara
CLASSE: 3
SEZIONE: R
SCUOLA: Media Fabio Besta
COMUNE: Bologna
DATA: 24/01/96
RECENSIONE
"Fai i compiti!"
"Uffa, non mi va!"
Questa e' la tiritera che quotidianamente si puo' sentire visitando una
comune casa, nella quale abiti una famiglia di minimo tre
componenti.
La realta' e' triste: ora i ragazzi studiano sotto continua pressione di
genitori e professori e per giunta a malavoglia o addirittura non lo
fanno affatto.
Oggi la stragrande maggioranza dei miei coetanei ritiene che ottenere
la sufficienza a scuola sia un regalo per i genitori e non capiscono
ancora che anche cio' che sembrerebbe la piu' noiosa delle lezioni, e'
la chiave per un qualcosa chiamato SAPERE, fondamenta della scala
verso il giusto inserimento nel mondo del lavoro, ma non solo, la
scuola infatti e' la strada che ti permette di avere una cultura.
La cultura non e' sempre intesa come insieme di nozioni, ma e',
realmente, una formazione, cio' che fa in modo che tu riesca ad
ottenere le notizie che ti occorrono, il metodo per apprendere in
qualsiasi momento della tua vita cio' di cui hai bisogno.
Questa e' la premessa per parlarvi di come, tante volte, non si
apprezzi il valore di cio' che si ha.
Gavino Ledda, in questo libro, narra la sua infanzia trascorsa da
pastorello sardo con una voglia insaziabile di "SAPERE", di
frequentare la scuola, dalla quale era stato brutalmente sottratto a soli
sei anni da suo padre che, come se il figlio fosse una vera e propria
sua "proprieta'", lo schiavizzava costringendolo nei campi, lontano da
ogni forma di civilta', un padre, che per esercitare il suo dominio, non
guardava in faccia a nessuno, neanche in quella sanguinante di
Gavino, percosso violentemente da lui se non aveva lavorato
abbastanza.
Se ognuno di noi riflettesse e leggesse questo libro con attenzione,
capirebbe di quale fortuna siamo in possesso noi: vivere in una
societa' e in un luogo ove la frequenza a scuola e' obbligatoria e non
ostacolata da fattori esterni, anzi, il contrario.
Tengo a precisare "luogo in cui viviamo", perche' un altro elemento
della vita vissuta da Ledda era appunto il vivere in Sardegna, luogo
caratterizzato da un'economia agricola povera e dove la cultura
veniva messa in secondo ordine, perche' prima c'era bisogno di
braccia forti per lavorare nei campi.
Una conseguenza di questa situazione era l'emigrazione verso i paesi
che offrissero un lavoro stipendiato e che in qualche modo
"salvassero" questa gente dalla opprimente vita nei campi, una vita
nella totale solitudine.
Ora questa situazione, almeno in Italia, e' scomparsa, ma ne esiste
una altrettanto grave: il non capire , da parte della gioventu', che
spesso se genitori e professori opprimono nello studio un motivo c'e'.