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AUTORE: Maraini Dacia
TITOLO: Buio
EDITORE: Rizzoli
ALUNNO/A: Sanavio Giulia
CLASSE: 2
SEZIONE: D
SCUOLA: SMS Guido Guinizelli N.tel 0429/72582 Fax 0429/783294
COMUNE: Monselice
Data: 24/03/2000
RECENSIONE
"Buio", l'ultimo libro di Dacia Maraini e' un insieme di dodici storie che
raccontano la violenza sull'infanzia, sull'adolescenza e sulle donne. I rac
conti sono stati definiti: "storie di soppraffazioni e di poverta' che
originano da fatti di cronaca vera e si fanno libera narrazione".
L'autrice, che in passato e' stata vittima di violenze simili, come confessa
nel romanzo autobiografico "Bagheria", e' riuscita a sensibilizzarci su
queste
tragiche storie di cronaca ed ha saputo toccare l'animo dei lettori,
rendendo
queste storie piu' "piacevoli" di quanto non lo siano nella realta', piu'
"reali" di quanto non lo siano nella realta' che apprendiamo dalla
televisione
 e dai giornali, dimodoche' chi le legge si "affezioni" ai personaggi e viva
 con loro i drammatici momenti che sconvolgono loro la vita.
Le vittime di queste violenze sono soprattutto bambini. Essi, anche se non
comprendono appieno quello che e' loro accaduto, sanno che qualcosa dentro
di
loro e' cambiato; solo col passare del tempo riusciranno a capire di quale
orrore sono stati protagonisti e la loro fiducia nei riguardi dell'adulto
potra' trasformarsi drammaticamente in timore e paura, "buio" insomma.
La storia che mi ha emotivamente piu' coinvolta rispetto alle altre e'
quella
di Alicetta, una banbina di nove anni, orfana dei genitori, portata in una
clinica dal nonno, colui che per quasi un anno e' stato la sua famiglia, il
suo unico appoggio. Una storia agghiacciante la sua: sordomuta, con problemi
al cervello, abbandonata a se stessa per piu' di due mesi- il nonno che
l'andava a trovare ogni sabato, era stato anche lui ricoverato- fino a che
non e' stato trovato morta nel suo lettino. C'e' un lato oscuro in quella
faccenda che nessuno ha mai avuto il coraggio di confessare: un infermiere e
un portantino l'imbottivano di tranquillanti e poi abusavano del suo
corpicino
 mezzo addormentato.
Alicetta morta sembra solo addormentata e con quel vestito rosa confetto con
le trine al collo, i capelli lavati e pettinati con cura, mi ha ricordato la
Cecilia descritta dal Manzoni come una creatura bella e nobile in mezzo a
tanti orrori e cose turpi.
A quella di Alicetta si affiancano tante altre storie struggenti: quella di
Gram, lasciato solo in casa nelle ore lavorative dei suoi genitori, rapito e
violentato; quella di Viollca, bambina albanese portata in Italia e poi
sfruttata; quella di Agatina e della nonna che per guadagnare un po' di
soldi porta la nipote da un vecchio amico e ...
Regista consapevole di tutti questi drammatici fatti e' Adele Sofi'a,
brillante commissaria di polizia, una donna sbrigativa e rapida di pensiero,
con l'ironia qualche volta un po' tagliente dei toscani e con l'abitudine di
tenere in bocca un pezzo di liquirizia; una donna appassionata al suo
lavoro,
che, pero', a volte si domanda: "avere sempre a che fare col dolore umano:
ma che mestiere e'?".
Quelli raccontati nel libro sono casi di infanzia negata, di infanzia
distrutta. Storia di bambini lasciati soli, abbandonati, sfruttati da
quell'enigmatico mondo degli adulti dai due volti. Ma e' proprio quando tut
to sembra perduto che bisogna cercare di reagire. Per questo e' importante
avere degli amici con cui condividere hobby, sogni e ideali, ma soprattutto
avere tanta, tanta forza di volonta'.
Secondo me, e' questo che l'autrice ci vuole comunicare: non bisogna mai
arrendersi e quando sembra che il dolore possa avere il sopravvento sulla
propria felicita', bisogna pensare che la violenza ha sempre un solo
antidoto:
l'amore.