L'ultimo giorno di un condannato a morte

progetto lettura (lettura)
Sat, 20 Apr 96 17:24 GMT+0100


AUTORE: Hugo Victor
TITOLO: L'ultimo giorno di un condannato a morte
EDITORE: Newton Compton
ALUNNO/A: Bottura Luca
CLASSE: 2
SEZIONE: B
SCUOLA: Media Collegio S. Luigi
COMUNE: Bologna
DATA: 19/03/96
RECENSIONE
Ho trovato questo racconto molto interessante e profondo; direi oltre
le mie aspettative, in quanto Victor Hugo riesce a trasmettere
l'angoscia di chi si trova condannato alla cosiddetta "pena capitale".
Lo consiglierei ai miei coetanei, in quanto anche se si distacca dal
genere solitamente letto, tratta un'argomento estremamente
importante e attuale.
Infatti a volte leggiamo sui giornali che in alcuni stati estremamente
civili ed evoluti viene ancora oggi praticata la pena di morte; oppure
che in altri stati, come il nostro dove e' abolita da tempo, vi sono
organizzazioni favorevoli al ripristino.
L'autore tralascia quasi totalmente la descrizione fisica, mentre gli
ambienti vengono descritti attraverso gli occhi del condannato,
quindi vengono influenzati dai suoi perirei e dal suo stato d'animo.
Ma cio' che occupa quasi tutte le pagine del libro sono i pensieri, le
angosce, i sentimenti e le speranze che prova un condannato a morte.
Un condannato a morte qualsiasi; non viene fatto alcun riferimento
ne' al nome ne' al tipo di delitto. Infatti l'autore con questo tipo di
racconto vuole perorare la sua causa a favore dell'abolizione della
pena di morte. Puo' quasi essere considerato un'arringa e, come egli
stesso dichiara, non vuol essere una difesa individuale a favore di
questo e quell'altro accusato che e' facile e transitoria, ma un'arringa
generale e permanente per tutti gli accusati presenti e futuri. Infatti
Victor Hugo riesce ad eliminare tutto cio' che e' contingente,
accidentale, particolare come l'episodio, l'evento, il nome proprio e a
patrocinare la causa di un condannato qualsiasi, giustiziato in un
giorno qualsiasi per un crimine qualsiasi.
Nel racconto non cambierei nulla, ho trovato particolarmente
coinvolgente la parte in cui, dopo la sentenza, il condannato si pente
di aver preferito la pena di morte ai lavori forzati.
Ora che sta per perdere la vita si rende conto di quanto sia preziosa;
anche il finale e' commovente e si riesce a percepire "il terrore" del
condannato nella rigidita' del corpo che non risponde piu' alla
volonta' della mente gia' prima della morte e nella speranza quasi
irrazionale della grazia che persiste sino all'attimo in cui la lama
scende.
Vorrei inoltre riportare una frase di Victor Hugo che mi ha
particolarmente colpito: "... vendicarsi e' dell'individuo, punire e' di
Dio. La societa' e' fra i due. Il castigo e' al di sopra di essa, la
vendetta e' al di sotto, niente di cosi' grande o cosi' piccolo le si
adatta. Essa non deve punire per vendicarsi, deve correggere per
migliorare."