Se questo e' un uomo

progetto lettura (lettura)
Sat, 21 Oct 95 18:21 MET

AUTORE: Levi Primo.
TITOLO: Se questo e' un uomo
EDITORE: Einaudi
RECENSIONE PREMIATA: No
ALUNNO/A: Piscione Gianni
CLASSE: 3
SEZIONE: S
SCUOLA: Fabio Besta
LIVELLO: Media
COMUNE: Bologna
DATA: 21/04/95
RECENSIONE
Primo Levi, l'autore di questo romanzo, ci racconta nelle pagine del
libro la sua drammatica esperienza: quando viene arrestato nel 1943
con un gruppo di partigiani e, riconosciuto come ebreo, viene
deportato ad Auschwitz, egli e' ancora un giovane impulsivo ed
inesperto. Ma in un solo anno trascorso nel lager maturera' molto,
forse troppo, poiche' si trova a fronteggiare situazioni tanto
drammatiche che nessun uomo a nessuna eta' dovrebbe affrontare.
Quando, dopo piu' di un anno, il campo viene liberato dai Russi, egli e'
vivo, ma indelebilmente e profondamente segnato dalle atrocita' viste e
dalle umiliazioni subite. Questo libro puo' secondo me interessare
particolarmente noi giovani, perche' e' facile immedesimarsi nel
protagonista; egli infatti conduceva un normalissima vita uguale a
quella dei suoi coetanei non ebrei, e da un giorno all'altro e' stato in
una delle orribili "macchine della morte", per il solo motivo di
appartenere alla presunta razza semitica. La lettura di questo romanzo,
inoltre, aiuta a non "chiudere gli occhi" per scacciare la triste realta' che
i lager rappresentavano, e fornisce molti importanti spunti di
riflessione. In questo libro anche quello che potrebbe a volte apparire
un inutile appesantimento, cioe' la descrizione accurata di tutti i
contorti stratagemmi messi in atto dai prigionieri per sopravvivere, e
dei complessi meccanismi del lager, puo' essere in realta' considerato
una risorsa per capire meglio il processo di annullamento della dignita'
e dell'identita' personale al quale i nazisti sottoposero i prigionieri.
L'autore e' riuscito, per quanto mi riguarda, nel suo obiettivo: "Saro'
felice se sapro' che anche uno solo dei nuovi lettori avra' compreso
quanto e' rischiosa la strada che parte dal fanatismo nazionalistico e
dalla rinuncia alla ragione"; io sono uno, spero non l'unico, di questi
nuovi lettori, che hanno capito