La speranza mi ha tenuto in vita
progetto lettura (lettura)
Sat, 21 Oct 95 18:07 MET
AUTORE: Elias Ruth
TITOLO: La speranza mi ha tenuto in vita
EDITORE: CDE
RECENSIONE PREMIATA: No
ALUNNO/A: De Zorzi Rita
CLASSE: 3
SEZIONE: A
SCUOLA: G. B. Tiepolo
LIVELLO: Media
COMUNE: Udine
DATA: 18/04/95
RECENSIONE
"Il mio compito sara' quello di continuare a parlare, raccontare e
spiegare quanto avete fatto, affinche' la vostra colpa non venga mai
cancellata": questo e' l'impegno che la scrittrice Ruth Elias, nel
romanzo "la speranza mi ha tenuto in vita", prende nei confronti dei
nazisti che le hanno distrutto la famiglia e l'infanzia, che l'hanno
costretta a uccidere le propria creatura, ma che non sono riusciti a farle
perdere la voglia di vivere e ad annientare il sentimento che univa il
popolo ebreo.
Pur davanti all'orrore e alla crudelta' che non possono essere compresi
la scrittrice nella sua vita e nel libro mantiene una grande fiducia nel
futuro, anche se molto incerto. La continua ricerca di oggetti o ricordi a
cui attaccare la propria speranza e' descritta sullo sfondo dei diversi
lager, dove l'autrice sopravvive alla morte sempre sul filo del rasoio.
In molti momenti di questa tragica storia reale ci si rende conto della
disperazione di chi e' sopravvissuto ai campi di concentramento e chi
si porta per sempre il numero con cui veniva "bollato" come un
animale, indelebile segno sul corpo, ma soprattutto nell'anima. Molto
spesso la giovane ebrea, vittima di una follia incomprensibile, si chiede
che colpa avessero i bambini di essere nati ebrei, che cosa avessero
fatto ancora cosi' piccoli. La sua sofferenza continua anche dopo la
liberazione, ad Israele, dove la gente sembra non capire le sofferenze
perche' non conosce le atrocita' dei lager e ascolta annoiata la sua triste
storia.
Alla fine pero' esprime la speranza di potersi liberare almeno in parte
del peso dei ricordi di morte, condividendo la propria drammatica
esperienza con coloro che non hanno mai provato quegli orrori.
Il linguaggio usato dal libro e' semplice, piano, scorrevole e pertanto la
persecuzione che l'autrice ha dovuto subire sembra assumere una
maggiore drammaticita' proprio perche' il lessico e' essenziale, molto
chiaro e reale. Il romanzo e' adatto a ragazzi di quindici anni, che
avendo approfondito a scuola la storia delle persecuzioni antisemitiche
dei Nazisti, sono in grado di capire la drammatica situazione della
scrittrice, ma anche per le persone adulte, perche' non dimentichino
l'agghiacciante esperienza dei lager