Il Gattopardo
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Sat, 20 Apr 96 17:27 GMT+0100
AUTORE: Tomasi Giuseppe di Lampedusa
TITOLO: Il Gattopardo
EDITORE: Arnoldo Mondadori/De Agostini
ALUNNO/A: Borelli Beatrice
CLASSE: 3
SEZIONE: R
SCUOLA: Media Fabio Besta
COMUNE: Bologna
DATA: 13/02/96
RECENSIONE
Sicilia ottocentesca, intrappolata in un velo di pigra tradizione che
durava da secoli.
Una Sicilia cieca, perche' vittima di quel senso di superiorita' che
riverbera negli occhi siculi, troppo vanitosi per riconoscere la loro
miseria.
Una Sicilia arida, sconfitta da un sole accecante, il cui calore e'
attenuato solo dalla rara pioggia di breve durata "per poi risalire sul
trono come un re assoluto che, dopo essere stato allontanato dalle
barricate dei sudditi, ritorna a regnare iracondo, ma raffrenato da
carte costituzionali".
Una Sicilia che vive nell'oblio oblio, succube dei padroni e dei
conventi, che si ergono imponenti, cupi e massicci per incutere
soggezione ai poveri contadini.
Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa e duca di Palma, nato nel
1896, autore de "il Gattopardo", pubblicato nel 1958, delinea con
simili parole l'ambiente ambiente in cui il suo romanzo e' collocato,
inquadrando, pertanto, anche il luogo e la mentalita' in cui trascorre
la sua esistenza Fabrizio Corbera, il protagonista, principe di Salina,
che ha come stemma araldico un Gattopardo (da cui il titolo).
Egli, uomo colto, appassionato di astronomia, capo di una numerosa
famiglia patriarcale e padrone rispettato dal suo popolo, viveva questa
situazione di convenienza, continuamente minacciato dalle truppe
piemontesi di Garibaldi che voleva annettere il Regno Delle Due
Sicilie al Regno di Italia.
Fino a che un giorno il nipote e figlioccio Tancredi, per il quale
nutriva un immenso affetto e ammirazione, arruolandosi nell'esercito
esercito piemontese, fino a poco tempo prima nemico, gli apri' gli
occhi, con una frase oggi famosa, che lo spinse ad abbandonare il
proprio re per mantenere inalterato il proprio prestigio:
"Se vogliamo che tutto rimanga come e', bisogna che tutto cambi".