Un popolo che scompare
progetto lettura (lettura)
Sat, 20 Apr 96 17:25 GMT+0100
AUTORE: Minestrini Walter, Zavatti Silvio
TITOLO: Un popolo che scompare
EDITORE: Mursia
ALUNNO/A: Romanini Valentina
CLASSE: 2
SEZIONE: A
SCUOLA: Media Il Guercino
COMUNE: Bologna
DATA: 08/03/96
RECENSIONE
Il libro "Un popolo che scompare" parla di un popolo di esquimesi
che abitano nel nord del Canada. Un giorno arrivano nel villaggio
esquimese degli "uccelli di ferro", cioe' degli elicotteri da cui
scendono bianchi che hanno scoperto del petrolio. Tra questi ci sono
un ingegnere, Barret; un'infermiera, Janet, molto comprensiva e
gentile con tutti; Peter, esquimese che comprende le difficolta' che ha
il popolo e l'aiuta. Il popolo di esquimesi ha una vita tranquilla fino
all'arrivo dei bianchi. In un'assemblea per decidere se i bianchi
dovessero rimanere, il figlio di Kaverk, Nuligak, si oppone alla
trivellazione del territorio, percio' decide di andarsene. Per tutta
l'estate gli esquimesi aiutano i bianchi costruendo il cantiere, percio'
non possono procurarsi le provviste per l'inverno. Alle prime nevi,
Barret decide di andarsene, lasciando i poveri esquimesi senza cibo,
pero' Janet e Peter non sono d'accordo, ma devono seguirlo perche' e'
lui il capo del cantiere. Senza cibo gli esquimesi vanno avanti a
stento e i piu' deboli muoiono, come il vecchio capo Ajako, sua
moglie e i bambini piu' piccoli.
Il piccolo popolo si dimezza e le poche persone rimaste si rintanano
nelle proprie capanne; Nuligak allora li aiuta portando loro un orso,
cibo molto pregiato. Soltanto due ragazzi del villaggio sanno di
Nuligak, ma non dicono niente. Molti cacciatori cercano cibo per il
villaggio, ma muoiono a causa delle ferite riportate durante la caccia;
Kaverk ed Evaluk allora decidono di andare a Itvia, dove i
sopravvissuti sono accettati ed aiutati. Questo libro mi e' piaciuto ed
e' stato molto interessante, perche' ho potuto confrontare il nostro
modo di vita e quello esquimese. La simpatia degli autori e del lettore
va agli esquimesi; riflettendo sulla personalita' dei personaggi, si
notano due grandi differenze: gli esquimesi sono servizievoli e
mettono a disposizione tutto cio' che hanno, invece i bianchi sono
autoritari, egoisti e indifferenti, particolarmente l'ingegner Barret.
Il libro e' commovente alla fine, dove racconta le difficolta' degli
ultimi superstiti e l'accoglienza del popolo di Itvia. Vi sono metafore
e descrizioni: molto spesso, leggendole, mi sembrava di essere in
mezzo alle innumerevoli tempeste di blitzard, oppure di vedere
l'aurora boreale in estate.